LA STORIA

La vicinanza con la città etrusca di Veio fa ritenere che questo insediamento sorgesse già intorno al V secolo a. C. come un piccolo punto di ristoro per i Veienti, che coltivavano la campagna circostante.

Sono visibili grotte etrusche di grandi dimensioni scavate nel tufo utilizzate come ricoveri per uomini e animali. Nella grotta di maggiori dimensioni partiva uno dei tanti cunicoli scavati dagli etruschi per convogliare le acque piovane fino all’antistante fiume Piordo. Un vero e proprio reticolato sotterraneo (nelle zona ne sono stati trovati 5 lunghi 3,5 Km) raggiungeva le zone limitrofe e veniva usato come via di fuga in caso di pericolo.

l’insediamento, con la conquista dei Romani nel 396 a.C. della città di Veio, assunse la funzione di vera e propria osteria, diventando nell’epoca della Roma Imperiale il luogo di sosta prima di affrontare il ripido colle per proseguire verso Nonas (nono miglio, attuale La Storta).

Nell’Alto Medioevo il monaco benedettino Johannis il gramaticus ereditò la zona del Fossatum (Il Fosso) con inclusa l’Osteria del Fosso. Johannis fu nominato Papa nel 964 col nome di Benedetto V, ma il suo pontificato durò solo 30 giorni, perché fu deposto dall’Imperatore dei Sassoni Ottone I durante l’assedio di Roma, fatto prigioniero ed esiliato ad Amburgo. La leggenda racconta che Papa Benedetto V durante la terribile pestilenza nell’anno del suo pontificato compì un “miracolo” invocando la benedizione divina nel rito del “Sol invictus” con la sua falera d’oro, che divenne il simbolo “magico” dello scampato pericolo. La fama di Benedetto v fece si che, secoli dopo, l’Imperatore Ottone II disseppellì il corpo tumulato ad Amburgo con la sua falera d’oro  per seppellirlo nella sua terra natia, il Fossatum.

La notizia di un tesoro nascosto scatenò torme di miserabili e masnadieri senza scrupoli, mendicanti, ladri e banditi, che cominciarono ad infestare la zona e l’Osteria del Fosso per diventare “tombaroli”, depredando tutto quello che trovarono scavando nel sottosuolo del Fossatum.

Si scatenò una vera e propria febbre dell’oro alla ricerca del “sacro sepolcro”, che non fu mai trovato. La leggenda della falera d’oro proseguì, tanto che nell’anno 1000 il luogo e l’Osteria furono visitati da personaggi illustri della Roma Papalina e nobili e prelati pagarono ingenti somme per venire in possesso della località, nella speranza di poter essere ripagati dal ritrovamento del tesoro nascosto.

la Via Cassia, già strada di collegamento tra roma ed il nord Europa, acquistò grande importanza dopo l’incoronazione dell’Imperatore Carlo Magno a S. Pietro, e molti pellegrini soprattutto dalla Francia cominciarono ad arrivare fino alle tombe degli apostoli S. Pietro e S. Paolo per l’espiazione dei peccati e l’ottenimento dell’indulgenza. La Via Cassia si chiamò Via Francesca o Via Francigena e l’Osteria del Fossatum era l’ultima tappa prima della citta’ eterna.

L’osteria del Fossatum raggiunse una grande importanza: divenne centro di riposo e albergo, primo ricovero per ammalati e feriti in viaggio verso Roma sulle vie consolari, spesso aggrediti a scopo di rapina dai briganti che imperversavano nella zona boscosa . Nel 1500 fu famoso il famigerato brigante Spadolino, che con la sua banda aggrediva carrozze  e viandanti.

Il Casale , dopo l’unità d’Italia, fu assegnato negli assi ereditari di nobili, tra i quali la Principessa Maria Anna di Savoia (1757-1824) figlia del re Vittorio Amedeo III. Ad oggi è una proprietà privata.

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