Le domande dei Pazienti:

 “Buongiorno, 

mi può spiegare cosa bisogna fare affinché si creino nuovi percorsi neurologici e quindi connessioni laddove le cellule dopo ictus sono andate definitivamente perse?

Perché sono ormai 3anni che sto fermo a quello che facevo appena uscito dalla clinica di riabilitazione…io sono molto avvilito, come funziona questa famosa plasticità del cervello? Grazie mille

Risposta:

” La plasticità cerebrale è la capacità del cervello di poter creare nuove reti neurali attorno a quelle danneggiate. 

Questo fenomeno è presente sempre, anche in situazione di non lesione ed è alla base dell’apprendimento. 

La formazione di nuove unioni fra neuroni è fortemente influenzata dall’esperienza che il sistema nervoso vive. Per “esperienza” si intende sia il recupero spontaneo che avviene “automaticamente” dopo la lesione, sia l’esperienza vissuta con l’esercizio terapeutico.

 L’esperienza che offre il recupero spontaneo, cioè quello non guidato dalla riabilitazione, è sempre di scarsa qualità, di conseguenza, le nuove reti neurali che si formano, saranno alla base di un’organizzazione motoria di altrettanto di scarsa qualità provocando un grado di disabilità in genere importante.

 Per quanto riguarda l’esperienza fornita dall’esercizio terapeutico invece, tutto dipende dalla proposta riabilitativa. 

Dopo una prima fase di shock/ standby, il cervello è pronto per creare i primi fenomeni plastici ed è questo il momento in cui iniziare la riabilitazione, ma, se il metodo con cui si approccia a questo inizio di percorso offre esperienze, quindi esercizi, inadeguate, le nuove reti neurali che si formano sono comunque di non ottimale qualità e daranno vita ad un recupero scarso e ad una forma più o meno importante di disabilità a seconda dell’ inadeguatezza della proposta riabilitativa, fino alla nascita vera e propria di comportamenti patologici nella peggiore delle ipotesi.

 Ma, se anche questo dovesse accadere, il processo innescato è comunque invertibile se si passa ad una proposta riabilitativa adeguata. Certo questo provoca un cambiamento dei tempi del processo di recupero, che, però, va sottolineato non ha data di scadenza: è possibile vivere miglioramento anche a distanza di tanto tempo dall’evento lesivo. 

Se invece, al contrario, sin dall’inizio gli esercizi proposti sono adeguati alla situazione, innescano fenomeni plastici di ottima qualità, facendo vivere al pz sin da subito una migliore qualità dell’organizzazione motoria, consentendo di vivere il minore grado di disabilità relativo all’entità della lesione subita.

 Al momento evidenze scientifiche testimoniano che la migliore proposta riabilitativa viene offerta dalla Riabilitazione Neurocognitiva.

In generale si potrebbe affermare che tutti gli esercizi che insegnano al pz la percezione del proprio corpo, offrono la possibilità di creare fenomeni plastici di migliore qualità, mentre tutti gli esercizi basati sul rinforzo muscolare, sulla produzione di un movimento attraverso l’uso della vista, danno vita a fenomeni plastici di bassa qualità fino alla creazione vera e propria di comportamenti patologici e quindi della disabilità.

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12Stefano Maria Marchetti, Daniele De Patre e altri 10